Appunti sui miti che popolano lo spettacolo Creaturə

Domenica 15 ottobre 2024 – Tpo Bologna

ph. Barbara Gussoni

ATALANTA

bellissima ragazza mortale, abbandonata dal padre perché nata femmina, allevata in una società di cacciatori, si distingue nella caccia e nella corsa. Umiliata dai cacciatori che non la volevano perché femmina e pure più brava di loro. Il padre la riconosce da adulta vedendo in lei un oggetto di valore. Lei accetta di sposare l’uomo in grado di batterla in corsa, cosa che avviene grazie a un intervento, ma un amplesso tra i due coniugi dentro un tempio dedicato a una dea suscita l’ira di questa che li muta in leoni e li aggioga al suo carro. Alcuni fonti recentemente scoperte, spingono a riconoscere nell’eroina spiccate doti in ambito finanziario.

ZEUS

dio fra gli dei, signore dei cieli. padre e padrone. Molti miti stasera sono parenti di Zeus, non perché siamo tutti figli dello stesso padre, religiosamente parlando, ma perché Zeus si sarebbe unito con molte figure femminili. Spesso in modo violento, tanto che Vittorio Sermonti nella sua recente edizione de Le Metamorfosi (che la compagnia ha usato) non esita a usare termini come stupro, violenza.

GIUNONE

Protettrice del parto e degli animali, delle nozze e dei bambini.

Suoi epiteti: regina, moneta, lucina, pronuba.

Sposa di Zeus, vendicativa con le e gli amanti del marito. Stasera la performer incarna una Giunone un po’ diversa, d’altra parte il mito è fonte di ispirazione, poi la ricerca porta altrove. Una Giunone che, dopo tante metamorfosi imposte, sceglie di andare incontro alla sua personale trasformazione.

IO

ninfa figlia di re, cade nelle grinfie di Zeus che si accoppia con lei più volte, la avvolge di nebbia e quando Giunone, sospettosa, sta per accorgersene, la trasforma in giovenca. Giunone se ne accorge, eccome, e vuole la vacca per sé, la affida alla sorveglianza di un cane dai cento occhi che però fallisce. Io viene liberata e torna umana. Tra i discendenti di Io ci sarà anche Perseo, un altro mito presente nello spettacolo. 

ATTEONE

giovane e bellissimo, esperto cacciatore, s’aggira nella foresta quando,  in una sorgente d’acqua purissima, sorprende alcune ninfe nude intente a rinfrescarsi. Tra loro c’è Diana che, nuda e in mancanza delle sue frecce, gli spruzza acqua sul viso trasformandolo in cervo. Solo specchiandosi in un ruscello lo sventurato si rende conto della metamorfosi. Inseguito dai suoi stessi cani che non riconoscono il loro padrone, viene da essi sbranato. Una delle scene più truculente de Le Metamorfosi in cui il poeta sapientemente canta in un crescendo di tensione le qualità dei singoli cani, insieme ai loro nomi e alle parti del corpo del cervo che i cani strappano a morsi.

ERMAFRODITO e SALMACE

Figlio di Ermes e Adrodite, Ermafrodito ha nel nome quelli dei genitori e più tardi avrà anche due sessi. Giovane ragazzo che la curiosità spinge a girare per il mondo, trova un giorno conforto nelle acque di un lago dove farà un incontro metamorfico con Salmace, ninfa non versata nella caccia o nel tiro con l’arco e nemmeno in gare di corsa. Lei si prende cura del suo corpo, raccoglie fiori e quando vede Ermafrodito bagnarsi nel lago tenta di sedurlo. Ermafrodito arrossisce e prova a sottrarsi. Salmace lo assale e invoca: che gli dei non permettano mai che lui si separi da me, che io mi separi da lui e gli dei consentono. Così i corpi dei due si congiungono e saldano e dalle due figure ne viene una.

E’ evidente che se i popoli antichi hanno inventato questa storiella, conoscevano il fenomeno dell’intersessualità. E rendendo sacra l’unione nel mito ne sanciscono l’importanza. Ovidio poi contribuisce al successo di questo mito dedicandogli ben 103 versi. Noi questa sera suggeriamo la positività di incarnare il doppio nell’uno.

ECO

la ninfa che non sa tacere se uno le parla né parlare per prima, la ninfa fatta di voce – così recita Ovidio. Nota per la sua vocazione al pettegolezzo, Zeus ne approfitta inducendola a intrattenere un giorno Giunone mentre lui porta a termine i suoi tradimenti. La dea se ne accorge e punisce Eco, che si ritrova capace solo di ripetere ciò che sente. Eco si ritira e deperisce, finché del suo corpo non resta che la voce che oggi ancora si può sentire sui monti.

ADONE

simbolo della giovanile bellezza maschile ma anche della morte e del rinnovamento della natura. Figlio di Mirra che, a causa di una disputa con una dea, viene istigata ad amare follemente il padre, riesce ad accoppiarsi con lui per nove volte. Quando il padre-amante, ignaro dell’identità della donna, si rende conto di essere stato sedotto dalla figlia, vorrebbe ucciderla, ma lei scappa con l’aiuto di una dea e viene trasformata in una pianta, la mirra. Al nono mese dà alla luce Adone che, giovane e bellissimo, sarà oggetto di desiderio di dee e non solo. Venere lo ama e lo mette in guardia dalle belve feroci, ma lui incontrerà un cinghiale che lo azzannerà all’inguine, ferita letale. Venere, distrutta dal dolore, mescola al sangue dell’amato dell’estratto di nettare e dall’intruglio nasce l’anemone. Ogni anno quel fiore rivive, di folgorante bellezza e delicatissimo.

NARCISO

Narciso diventerà vecchio solo se non conoscerà mai se stesso – questa la predizione di Tiresia interpellato dalla madre.

Tutti desiderano Narciso, donne e uomini, di ogni età, lui rifiuta tutti, compresa Eco, ninfa già condannata a echeggiare le voci altrui.

Tra i giovani bistrattati da Narciso uno leva la voce al cielo: che ami anche lui, che anche lui non possa godersi chi ama. E una dea accoglie la sua preghiera: Narciso un giorno, nei pressi di una sorgente purissima, s’accuccia per bere, vede il suo volto riflesso, ne è sedotto al punto da innamorarsene e, rendendosi conto che non potrà mai avere quel ragazzo, si lascia morire. E dove c’era il suo corpo affiora un narciso.

MEDEE e GIASONE

Medea, figlia di re, dotata di poteri divini, oggi diremmo una maga. Appena conosce Giasone se ne innamora e fa di tutto per aiutarlo nelle sue imprese. Riesce anche a sposarlo. Lo aiuterà ancora istigando le figlie dello zio a fare a pezzi il vecchio padre facendo loro credere di poterlo ringiovanire coi suoi intrugli. Forse sbaglia qualcosa, comunque scappa. Giasone si risposa e con un altro sortilegio Medea uccide la sua nuova moglie, ma per ferire ancora di più l’ex marito uccide i loro stessi figli. Poi scappa di nuovo, risposandosi. Mito ingombrante quello di Medea, appassionante e complesso, che un performer non basta per metterlo in scena. Forse è per questo noi stasera ne abbiamo due a incarnare Medea…

DAFNE e APOLLO

Dafne, sacerdotessa della madre Terra, ninfa amante della propria libertà.

Apollo, figlio di Zeus e Latona, nasce quindi da una relazione extraconiugale di Zeus.

Differenti sono versioni del mito, noi siamo tributari a quella di Ovidio.

Apollo dio della musica, delle arti mediche, delle scienze e della profezia. Nei secoli successivi diventerà anche dio del sole.

La storia: Apollo si vanta delle sue doti di miglior arciere e umilia Eros, che si vendica scagliando due frecce contro Apollo e Dafne, una acuminata d’oro trafigge Apollo che s’invaghisce di Dafne, mentre l’altra fatta di piombo trafigge la ninfa, che scappa. Dafne inseguita riesce a mutare in alloro pur di non cadere preda di Apollo.

PERSEO

Imbarcato con la madre su una nave sgangherata va alla deriva su un’isola governata da un tiranno. Perseo cresce, forte e coraggioso, accetta la sfida del tiranno che acconsente di smettere con le sue avances alla madre se gli porterà la testa di Medusa. Impresa quasi impossibile: Medusa è colei che pietrifica chi incontra il suo sguardo. Perseo è scaltro e riceve aiuto dagli dèi che gli forniranno, tra gli altri oggetti, uno specchio, sandali alati e un accetto affilatissimo. Taglia la testa a Medusa nel sonno, guardandola solamente attraverso il riflesso dello specchio, scappa sui sandali alati e userà la testa della ninfa come arma per pietrificare i nemici

MEDUSA

Anche in questo caso molte sono versioni del mito, ma secondo Ovidio Medusa era in origine una fanciulla bellissima poi mutata in mostro da Atena per essersi unita carnalmente col dio Poseidone, non sappiamo se fu rapporto consensuale o meno, ma pensiamo che non sia stato consensuale. Di tre sorelle era l’unica mortale, conosciamo la sua fine e la sua testa coronata di serpenti viene donata da Perseo alla dea Atena in segno di riconoscenza per l’aiuto ricevuto.

IFI e IANTE

Ifi nasce femmina, ma per impedire al padre di ucciderla, ché una femmina sarebbe un costo eccessivo, gli viene fatto credere che sia maschio. E come tale viene cresciuta. La sua migliore amica è Iante, passano gli anni e i due sono promessi sposi. Ifi si dispera all’avvicinarsi delle nozze perché ama davvero Iante, ma come può sposare la sua amata, lei che uomo non è? Una dea solerte la muta in maschio e il matrimonio eterosessuale è salvo.

Ecco, stasera non servirà l’aiuto degli dei per sancire l’unione dei due miti: due donne si amano e va bene così.

in corsivo le citazioni tratte da Vittorio Sermonti, Le Metamorfosi di Ovidio (Milano, Garzanti s.r.l., 2023)

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